Endocardite infettiva, rischio nelle procedure invasive non odontoiatriche. La revisione AHA

Un articolo di revisione dell’American Heart Association, pubblicato su Circulation evidenzia prove che associano procedure invasive alla successiva comparsa dell’infezione

Esistono prove sufficienti che permettono di associare alcune procedure invasive non odontoiatriche alla successiva comparsa di endocardite infettiva. Ecco, in sintesi quanto conclude su Circulation un articolo di revisione dell’American Heart Association, primo firmatario Larry Baddour. professore di medicina presso la Divisione di malattie infettive alla Facoltà di medicina della Mayo Clinic a Rochester, Minnesota.

«Dato che l’endocardite infettiva si associa al rischio di complicanze anche gravi, serve una prevenzione nei soggetti ad alto rischio che a oggi è concentrata sulle procedure odontoiatriche invasive e sulle conseguenti sepsi da streptococchi orali» scrivono gli esperti dell’AHA, sottolineando che finora non è stato condotto alcuno studio clinico prospettico randomizzato per determinare se esiste un’associazione tra procedure invasive e comparsa di endocardite infettiva, né per verificare se la terapia antibiotica sia efficace in fase preventiva. Ciononostante, l’American Heart Association (AHA) e la European Society of Cardiology (ESC), raccomandano l’uso di antibiotici a scopo preventivo nei soggetti ad alto rischio sottoposti a procedure odontoiatriche invasive, supportate da recenti ampi studi case-crossover e di coorte. Viceversa, non esistono linee guida che suggeriscano un simile approccio per le procedure invasive non odontoiatriche (NDIP) a causa della scarsità di studi clinici che abbiano esaminato l’associazione tra NDIP e rischio di endocardite infettiva, limitati da dimensioni inadeguate del campione.

«Tuttavia, recenti indagini condotte in Svezia e Inghilterra e che hanno utilizzato database nazionali, hanno dimostrato un’associazione significativa tra NDIP e successivo sviluppo di endocardite infettiva. Da qui il documento dell’AHA, che affronta in modo estensivo la correlazione tra procedure invasive non odontoiatriche e rischio di endocardite infettiva e il potenziale ruolo della profilassi antibiotica. «Data la carenza di studi clinici randomizzati, in gran parte dovuta alla bassa incidenza di endocardite infettiva, servono ampi studi osservazionali di alta qualità per supportare ulteriori raccomandazioni e linee guida sull’argomento» conclude Baddour.