BATTERI E CANCRO AL SENO NUOVE EVIDENZE

Tanti anni fa un professore radiologo Dott. MORETTI, che eseguiva mammografie ed
ecografie mammarie allo scopo di prevenzione secondaria del tumore della mammella,
mi raccomando’ di eseguire ecografia alla tiroide a tutte le pazienti poiché aveva
riscontrato un nesso tra tumore al seno e alterazione dell’ecostruttura tiroidea con o senza
disfunzioni ormonali della stessa, rilevabili tramite sangue.
Gli chiesi quale potesse essere il nesso!
Mi rispose che non lo sapeva!

La relazione tra carcinoma mammario e malattie della tiroide è controversa.
In letteratura sono stati riportati risultati discrepanti.
Recentemente è uscita un’ampia rassegna di studi pubblicata su Cancer Epidemiology,
Biomarkers and Prevention, (1) che sottolinea un collegamento tra cancro al seno e alla
tiroide: chi ha avuto uno dei due tumori avrebbe maggiori possibilità di sviluppare
l’altro.
Lo si può intendere come un invito a mantenere alta la vigilanza (e i controlli).
Soprattutto per le donne guarite dal primo tipo di neoplasia.

Sindoni e colleghi hanno analizzato una casistica di donne con noduli di natura non
tumorale, per “ La possibile relazione tra i noduli della tiroide e quelli del
seno“(2)
Nelle conclusioni gli autori definiscono interessanti le evidenze raccolte nel loro
studio, ma non individua il meccanismo che ne è alla base.

L’incidenza di patologie tiroidee autoimmuni e non autoimmuni è stata studiata in pazienti
con carcinoma mammario confrontando con le pazienti senza tumore.

I valori medi degli anticorpi anti-perossidasi anti-tiroidei erano significativamente più alti nelle
pazienti con carcinoma mammario rispetto ai soggetti di controllo.
I risultati indicano una maggiore prevalenza di malattie tiroidee autoimmuni nelle
pazienti con carcinoma mammario, non vi è accordo sul significato della sua
associazione con il cancro della mammella.

HO TROVATO Il nesso!!!
SEMPLICE !!!

QUANDO LA TIROIDE IPOFUNZIONA ecograficamente assume
aspetto disomogeneo, col tempo una ipofunzione tiroidea può
comportare infiammazione cronica alla mammella che se non
corretta può causare il cancro.

Nella mia pratica clinica ho rilevato che le donne con tumore al seno
presentano tutte una ecostruttura della tiroide disomogenea quindi il riscontro del mio
vecchio professore era attendibile.
In alcune pazienti l’ecostruttura della tiroide, in presenza o meno di noduli, faceva
sospettare una tiroidite autoimmune o una ipofunzione ma gli esami del sangue tiroidei
erano nella norma!
Ho verificato che la diagnostica di laboratorio è insufficiente e fuorviante nella diagnosi
di ipotiroidismo, e che spesso sono solo i sintomi ad indicarne il sospetto.
Quindi non bisogna fidarsi degli esami ematologici della tiroide, anche se nella norma, in
presenza di ecostruttura disomogenea vi è sempre una ipofunzione tiroidea che gli
endocrinologi non considerano e non trattano.
Poichè la tiroide principalmente:

  1. regola il metabolismo dei grassi;
  2. previene le infezioni delle vie aeree superiori e infiammazioni sistemiche.

Ho verificato che tutte le pazienti con patologie del seno, e disomogeneità ecografica
tiroidea mostrano più frequentemente i segni tipici di ipotiroidismo:

  • alterazioni del metabolismo lipidico con ipercolesterolemia, calcolosi della colecisti, ipertensione, familiarità per infarto, malattie cardiovascolari, obesità;
  • meiopragia per infezioni delle vie aeree superiori, maggior frequenza di tonsillectomie e malattie reumatiche e dell’emostasi, fibromialgia, indici infiammatori alterati;

depressione per lo stato infiammatorio cronico;

malattie del sistema immunitario tra cui malattie autoimmuni;

disfunzioni ormonali ovariche con iperestrogenismo;

Colon irritabile e disbiosi e più frequentemente appendicectomia.

Le mie ricerche hanno messo in evidenza una altro fattore comune alle due patologie: uno
stato di colon irritabile evidenziato per la presenza di intenso meteorismo
gastrointestinale nelle ecografie pelviche e addominali.
Una accurata indagine anamnestica di queste pazienti rivela che esse soffrono di
gastroenterite sin da piccole, che hanno subito appendicectomie e tonsillectomie con una
frequenza maggiore, e che presentano più spesso patologie gastrointestinali riferibili a colite,
gastrite, reflusso, dispepsie o “colon irritabile”.
Lo stato infiammatorio intestinale, rappresentato ecograficamente da intenso meteorismo, è
cronico non occasionale, essendo evidente ad ogni indagine ecografica.
Escludendo i casi di colite da presenza di parassiti o infezioni intestinali occasionali, ho
preso in considerazione la colite dovuta a una celiachia non diagnosticata o gluten
sensitivity. (4)

Le pazienti con intenso meteorismo intestinale possono essere considerate celiache o
sensibili ai cibi con glutine, l’intensità di espressione della stessa è data dalla quantità e dalla
frequenza con cui questi cibi vengono assunti e dal grado di intolleranza, la dieta senza
glutine ha beneficiato questo stato a conferma di questa correlazione.
Numerosi studi hanno confermato che chi segue una dieta senza glutine ha minor incidenza
di rischio di tumore al seno. (5).

Il glutine con meccanismo autoimmune può causare aumentata resistenza insulinica, (
produzione di anticorpi anti recettori per insulina) e diabete nascosto o latente (produzione
di anticorpi anti insulina) per cui lo stato di disbiosi e di colon irritabile è peggiorato
dall’assunzione non solo di cibi con glutine, ma da tutti i cibi ad alto indice glicemico, (6)
L’intolleranza al glutine sembra essere comune alle due patologie e spiega la
connessione esistente di un alterato metabolismo glucidico presente sia in chi
ha disfunzioni della tiroide che in chi ha tumore al seno. (7-8).

Prove crescenti supportano l’idea che il microbiota intestinale ( insieme di batteri che
abitano l’intestino) svolge un ruolo significativo nel mantenimento dell’omeostasi nutrizionale,
metabolica e immunologica e dei disturbi funzionali della tiroide e di chi presenta cancro al
seno. (9)

Particolari Tiroide

Una storia di ipotiroidismo manifesto è associata allo sviluppo e alla persistenza di disbiosi
intestinale.(10)

Uno stato di colon irritabile con disbiosi cronica può alterare la funzionalità intestinale e
compromettere i processi di assimilazione di iodio.

L’ecostruttura tiroidea disomogenea rivela che la tiroide subisce temporanee e transitorie
forme di disfunzione in relazione alla presenza o meno di disturbi intestinali.
Le malattie della tiroide sono nel 90% dei casi malattie autoimmuni. Le malattie autoimmuni
della tiroide (sia Hashimoto che Morbo di Graves) sono strettamente collegate
all’intolleranza al glutine. Diversi studi l’hanno dimostrato. (11)

Tiroide e glutine

Oggi sappiamo che dalla salute del nostro intestino dipende quella
di tutto il nostro organismo.

Uno stato di equilibrio tra i batteri buoni e i batteri dannosi (eubiosi) è quindi fondamentale
per garantire il buon funzionamento di tutto l’organismo.
Al contrario, la rottura di questo equilibrio (disbiosi) è all’origine di molti stati patologici, tra
cui patologie della tiroide e tumore al seno.

Microbiota e cibo: siamo ciò che mangiamo.

il cibo ha un ruolo fondamentale nel determinare la composizione individuale del microbiota.
Noi siamo quel che mangiamo.

IODIO TIROIDE E BATTERI

Lo iodio è un elemento chimico che si trova principalmente sulla Terra come uno ione
solubile in acqua, il che significa che tende a concentrarsi negli oceani e nei mari. Questo
elemento – che il nostro corpo non può produrre, il che significa che dobbiamo assimilarlo dal cibo – è forse più noto per il suo ruolo nel mantenimento della funzione della tiroide, che è un compito estremamente importante. In realtà, non è esagerato dire che lo iodio è necessario per il corretto funzionamento di ogni cellula del nostro corpo.

Iodio

Molti lavori confermano che lo iodio serve per evitare infezioni batteriche nel corpo,
quindi chi ha carenza di iodio e ipofunzione tiroidea ha una maggiore suscettibilità
alle infezioni batteriche, virali, parassitarie.
È stata studiata l’interazione tra soluzioni acquose di iodio radioattivo e sospensioni lavate di Escherichia coli e Staphylococcus aureus. Le condizioni degli esperimenti erano tali che i batteri venivano uccisi e non rimaneva iodio libero. La maggior parte dello iodio ha reagito con i batteri con un processo di riduzione dell’ossidazione.(13)
Lo iodio povidone ha uno spettro particolarmente ampio di attività antimicrobica che
comprende batteri Gram-positivi e Gram-negativi, spore batteriche, funghi, protozoi e virus.
L’uso diffuso ed esteso di iodio povidone non è associato alla selezione di ceppi batterici
resistenti. Al contrario, è stata documentata la resistenza batterica alla clorexidina, ai sali di ammonio quaternario, all’argento e al triclosan.
mentre le soluzioni di iodio povidone sono attive per 12-14 ore.
Le formulazioni acquose e idroalcoliche di iodio povidone hanno una buona tolleranza
cutanea.
Vi è una urgente necessità di studi ben progettati che confrontino direttamente i profili clinici ed economici degli antisettici in questo contesto; tuttavia, lo iodio povidone può essere considerato un antisettico di prima scelta nella gestione delle infezioni cutanee
superficiali.(14)
I compositi di grafene-iodio possono fornire una potente attività di inibitore della crescita
batterica con effetti citotossici molto bassi per le cellule umane.(15)

LO IODIO NELLA PREVENZIONE DEL TUMORE AL SENO

Studi condotti, sull’uomo e sulle cavie in laboratorio, dimostrano che lo iodio previene il
cancro al seno.

Nel 1896 Beatson, per la prima volta, aveva documentato un miglioramento della prognosi
del carcinoma mammario metastatico, in quelle pazienti che venivano trattate estratti tiroidei ad alte dosi; veniva supposto che alla base di ciò vi fosse l’effetto positivo di una cospicua introduzione di iodio.
Gli scienziati dell’Istituto messicano, guidato da Carmen Aceves, hanno dimostrato che lo
iodio ha proprietà anti-cancro e anti-infiammatorie.
I risultati sono stati presentati durante il seminario istituzionale del Center for Applied
Physics and Advanced Technology (CFATA) “Iodio e carcinoma mammario. Effetti sulla
proliferazione e la “chemioresistenza”
Lo studio condotto ha anche evidenziato che, con l’applicazione di iodio organico nei
pazienti malati di cancro al seno, si riducono drasticamente le cellule tumorali.
D’altronde, elevate quantità di iodio (in milligrammi) che i pazienti consumavano
quotidianamente, non hanno infastidito il normale funzionamento della ghiandola tiroidea e non ha messo in luce nessun impatto negativo sulla stato di salute generale.
Quanto fosse importante l’elemento iodio nella patologia della mammella fu confermato su modelli di patologia animale da Eskin (1970 e 1974). Eskin prese in esame ratti femmina
vergini (topi Sprague-Dawley) che erano stati nutriti con una dieta estremamente
iodo-carente; in tali modelli si sviluppavano alterazioni della ghiandola mammaria quali la
malattia fibrocistica, il fibroadenoma e gli epiteliomi infiltranti. In tali animali, al momento della reintroduzione nella dieta di congrue dosi di iodio, le lesioni presentavano nella maggior parte dei casi una reversibilità verso la condizione di normalità.

I più recenti studi clinici hanno dimostrato, un collegamento diretto tra l’adeguato apporto di iodio e la prevenzione della diffusione del cancro al seno, e questa è una scoperta rivoluzionaria. Oggi, è poco noto che lo iodio era utilizzato, come una medicina universale dalla fine del 19° e la prima metà del 20° secolo.
Il Premio Nobel, per la medicina, Dr. Albert Szent Gyorgyi, che ha scoperto la vitamina C,
scrisse: “Nessuno sapeva che cosa faceva lo iodio, ma stava facendo qualcosa, qualcosa di
buono. Quando ero studente, spesso, conversando con i colleghi, dicevamo: “Se non sai
dove, cosa e perché – prescrivi del potassio iodio, ecco perché!”

Il tumore al seno è la conseguenza di diversi fattori concomitanti:
ruolo della genetica ed epigenetica

Predisposizione genetica: nei geni è scritto quale potrebbe essere il rischio di sviluppare una patologia.
Recentemente si è scoperto che l’espressione del nostro genoma è influenzato dall’ambiente. La scienza che studia come avviene questa interazione è
l’epigenetica.
L’argomento non è certo semplice ve lo spiego così: ci sono molti modi in cui l’espressione genica è controllata nelle cellule umane, la metilazione del DNA è uno strumento molecolare comune che le cellule usano per bloccare i geni nella posizione “OFF” cioè spento. In questo caso il gene portatore di malattia non viene acceso e non si rischia la malattia.
Stile di vita, inquinanti e alimenti possono avere un effetto diretto o indiretto su questa espressione genica.
Uno degli enzimi coinvolto nel processo di metilazione è il gene MTHFR che regola il metabolismo dell’acido folico.
Quando il gene MTHFR è alterato ( 40-60% della popolazione umana) si ha una metilazione deficiente e il rischio di sviluppo di diverse patologie: sono individui che non si sono adattati all’introduzione della dieta dei cereali e dei latticini e sono individui fortemente intolleranti ai cibi con glutine.
Il glutine ha potere epigenetico, appare quindi per l’uomo il maggior inquisito in questo processo.
In pratica come descritto nel 1985 sul NEW ENGLAND JOURNAL of MEDICINE “Paleolithic Nutrition — A Consideration of Its Nature and Current Implications,S. Boyd Eaton, M.D., and Melvin Konner, Ph.D.” Il corpo umano è geneticamente programmato per funzionare non su una dieta moderna ma sui cibi stabiliti dalla natura secondo la specie di appartenenza, la dieta proteica è quella che meglio si adatta alla nostra costituzione genetica.

BRCA1 e BRCA2 sono due geni soppressori di tumori. I geni soppressori di tumori (od oncosoppressori) svolgono una funzione fondamentale all’interno della cellula e dell’intero organismo: producono, infatti, delle proteine capaci di riparare il DNA danneggiato e di sopprimere la proliferazione cellulare incontrollata tipica delle cellule cancerose. In altre parole, sono dei sistemi di controllo che si attivano quando rivelano un’anomalia nel DNA cellulare.
Una mutazione a carico di un gene soppressore di tumori è deleteria per le cellule interessate: una situazione del genere, aumenta la probabilità che si verifichino processi neoplastici di tipo maligno.
Il glutine può rendere questi geni difettosi a causa di un difetto di metilazione.

ROBERT KOCK E LA TEORIA MICROBICA DELLE MALATTIE

Si sta sempre piu’ rafforzando l’ipotesi scientifica che possano essere infezioni virali o
batteriche a provocare diverse patologie fino ad ora attribuite a tutt’altri problemi. E, cosi’, in
futuro per curarle potrebbero bastare gli antibiotici La convinzione comune e’ sempre stata che batteri e virus, quelli con cui entriamo in contatto a frequenza pressoche’ annuale, ci lascino come ricordo niente piu’ di un’influenza, una piccola infezione o una noiosa febbriciattola. Ma adesso questi microbi sono sotto scrutinio per qualcosa di piu’ serio. Un crescente bagaglio di dati scientifici, infatti, li ha implicati in malattie che finora si riteneva fossero causate principalmente da uno stile di vita sbagliato e da una predisposizione genetica. In altre parole, si sta facendo sempre piu’ strada l’ipotesi virale o batterica per una varieta’ di affezioni che vanno dall’artrite all’ulcera, dall’asma all’infertilita’ e dalle cardiopatie al cancro.

Robert Koch (1843-1910) fu portavoce di un nuovo modo di concepire e studiare malattie e
agenti infettivi,
Alla fine del XIX sec., dal momento che ormai erano disponibili nuovi metodi di ricerca
batteriologica, i sostenitori della teoria dei germi cominciarono a dare la caccia ai microbi’;
mano a mano che riuscivano ad associare una malattia dopo l’altra a specifici organismi
patogeni, la corsa alla ricerca delle cause batteriche di tutte le malattie subì
un’accelerazione.

Louis Pasteur

Recentemente, i batteri sono stati collegati al cancro da due meccanismi: induzione
dell’infiammazione cronica e produzione di metaboliti batterici cancerogeni.
Poiché le infezioni batteriche possono essere curate con antibiotici, l’identificazione di cause
batteriche di malignità potrebbe avere importanti implicazioni per la prevenzione del
cancro.

BATTERI E TUMORI

Salmonella Typhi associato con il cancro alla cistifellea .
Streptococcus bovis è associato al carcinoma del colon-retto
Chlamydia pneumoniae è associato al cancro del polmone
Helicobacter pylori collegato con certezza al cancro allo stomaco e può essere
correlato al linfoma MALT
Salmonella Typhi è stata collegata al carcinoma della cistifellea.

Una recensione discute i recenti sviluppi nella comprensione dei microbi come causa di malattie e il loro potenziale ruolo nella progressione del cancro.
Il cancro è una condizione poliedrica, in cui una cellula inizia a dividersi in modo irregolare a causa di vari fattori come danni al DNA, fattori di crescita e infiammazione. L’infiammazione non è in genere considerata cancerogena; tuttavia, una percentuale significativa di tumori deriva da infezioni microbiche croniche e da danni causati dall’infiammazione cronica. Un microbo caratteristico che induce il cancro è Helicobacter pylori e la sua causa di ulcere peptiche e cancro potenzialmente gastrico. Ad oggi, i microbi possono essere collegati a quasi tutti i tumori, inclusi seno, colon, pancreas, stomaco, vescica, polmone e prostata.

Il legame tra infiammazione e cancro fu proposto per la prima volta dal medico tedesco Rudolf Virchow, nel 1863, che aveva scoperto dei globuli bianchi (leucociti) all’interno dei tessuti cancerosi.

Mentre Virchow ha ipotizzato che il cancro potesse originarsi in siti di infiammazione
cronica (18), gli ultimi 150 anni hanno visto una progressione drammatica nella nostra comprensione di questo argomento. E’ interessante notare che l’infiammazione cronica che coinvolge i microbi precede lo sviluppo di un sito tumorale.(19)

I meccanismi batterici coinvolti non sono ancora chiari. Queste lacune nella
conoscenza rendono impossibile stabilire l’esatta progressione degli eventi con cui
specifici batteri possono causare la carcinogenesi. Pertanto, rimangono molte
domande.

Le specie batteriche associate all’eziologia del cancro sono diverse; tuttavia, le
infezioni che le causano condividono caratteristiche comuni.

  • Il tempo che intercorre tra l’acquisizione dell’infezione e lo sviluppo del cancro è il più delle volte anni o addirittura decenni.
  • Le prove suggeriscono che alcuni individui sono più sensibili alle infezioni legate allo sviluppo del cancro e che l’incidenza di alcuni tumori varia tra le popolazioni.
  • L’adesione dei batteri altamente specifica al sito sede di infiammazione e tumore comporta il legame di aderenze specie-specifiche ai recettori della superficie cellulare, vale a dire alcuni batteri hanno un tropismo particolare per quel tipo di tessuto d’organo.
  • L’ effetto Warburg: le cellule tumorali come alcuni batteri si alimentano tramite fermentazione (chiamato effetto Warburg in oncologia), un processo privo di ossigeno, un profilo metabolico opposto rispetto a quello delle cellule normali nei tessuti differenziati.
Warburg

L’effetto è utilizzato nella scansione tomografia a emissione di positroni (PET), una tecnica diagnostica di medicina nucleare che comporta la somministrazione per via endovenosa di una sostanza normalmente presente nell’organismo (per lo più glucosio), marcata con una molecola radioattiva (il Fluoro 18). Le cellule tumorali bevono il glucosio come un cammello beve acqua dopo un trekking nel deserto. Queste cellule di glucosio marcate si accumulano nel tessuto canceroso e possono essere viste come siti attivi di crescita del cancro.
Ciò dimostra che le cellule tumorali sono molto, molto avide di glucosio rispetto ai tessuti normali, chiarisce il legame tra l’anomalo metabolismo delle cellule e lo sviluppo dei tumori. Il legame tra zucchero e cancro ha profonde conseguenze».
E’ stato visto che dieta chetogenica e il digiuno determinano un effetto anti Warburg ed una maggiore sensibilizzazione delle cellule tumorali alla chemioterapia, Gli studi in corso stanno cercando di determinare l’efficacia del digiuno nel migliorare il trattamento del cancro in ambito clinico.

Cancro al seno e sua relazione con i batteri

Una celiachia non diagnosticata o gluten sensitivity può portare ad una ipofunzione
tiroidea,
I tumori sono conseguenza di processi infiammatori cronici causati da batteri, che
entrano nel corpo umano quando, la tiroide ipofunziona.
Batteri possono entrare dal capezzolo e invadere la mucosa dei dotti galattofori (carcinoma duttale 70-80%), Batteri possono entrare dalle mucose delle vie aeree superiori e invadere tramite il sangue i lobi ghiandolari mammari (carcinoma lobulare (10-15%).

A conferma della presenza di batteri nei dotti galattofori all’origine del cancro al seno, c’è un lavoro pubblicato che sostiene che l’allattamento al seno può funzionare da prevenzione.

Mi chiedo allora si dovrebbe allattare tutti i giorni per tutta la vita?

Allattare al seno, secondo il nuovo rapporto “Diet, Nutrition, Physical Activity and Breast Cancer” American Institute of Cancer Research (AICR), rappresenta un’attività di prevenzione contro lo sviluppo del carcinoma mammario.
Con quali meccanismi l’allattamento al seno aiuta a prevenire lo sviluppo del tumore?
Innanzitutto, l’allattamento è associato a periodi di amenorrea (ovvero assenza di mestruazioni), con conseguente alterazione dei livelli ormonali e blocco parziale nella secrezione degli estrogeni i quali se rilasciati ad alte dosi, aumentano il rischio di sviluppare il tumore.
L’ allattamento potrebbe servire a eliminare le cellule danneggiate e in questo modo si possono rimuovere potenziali fattori di rischio per la crescita tumorale nei dotti della mammella.
Un altro esempio: nella mia esperienza di medico quando una paziente riferisce dolore al capezzolo o fastidio tipo stilettate che dal capezzolo si addentrano nella ghiandola mammaria, consiglio di applicare soluzioni di iodio o addirittura una pomata antibiotica, il fastidio al capezzolo cessa!

Il dolore al capezzolo è causato da infezione batterica da ipofunzione tiroidea e
innalzamento del livello glicemico, invito le pazienti a verificare che più la pancia è
gonfia più si ha dolore, raccomandando loro una dieta ipoglucidica.

Esiste un legame tra il microbiota intestinale e il cancro al seno

Il microbiota umano è il termine applicato all’universo dei microbi che vivono in diversi habitat del nostro corpo (principalmente intestino, pelle, vagina e bocca, ma anche naso, congiuntiva, faringe e uretra, tra gli altri).
La più grande raccolta di questi microrganismi si trova nel tratto gastrointestinale. La composizione microbica riflette le variabili genetiche e di stile di vita dell’ospite.
Questo microbiota è in equilibrio dinamico con l’ospite, esercitando effetti locali e distanti. La perturbazione microbica (disbiosi) potrebbe contribuire al rischio di sviluppare problemi di salute.
Gli studi mirati alla relazione tra tumore al seno e microbiota intestinale sono finora abbastanza limitati. Nel 2011, Plottel e Blaser hanno ampiamente discusso del cosiddetto “estroboloma”, la raccolta dei geni batterici enterici i cui prodotti metabolizzano l’estrogeno e i suoi metaboliti.
Le perturbazioni nel microbiota estroboloma possono quindi portare a livelli elevati di estrogeni circolanti e dei suoi metaboliti, aumentando così il rischio di tumore al seno. Altri studi si sono concentrati sulla relazione tra microbioma intestinale e rischio di tumore al seno attraverso percorsi indipendenti dall’estrogeno.
Un percorso enteromammario attraverso il quale alcuni batteri dell’intestino potrebbero raggiungere per via ematica la ghiandola mammaria attraverso un percorso endogeno.
Ricerche recenti suggeriscono che il microbiota delle donne con carcinoma mammario differisce da quello delle donne sane, indicando che alcuni batteri possono essere associati allo sviluppo del cancro e con diverse risposte alla terapia.(21)
Il microbiota di ciascun organo è distinto e esiste una variabilità interindividuale importante e funzionalmente rilevante dei microbiomi, che li rende un potenziale determinante dello sviluppo della malattia incluso il cancro. (22)

Microbiota mammario e cancro al seno

Il seno umano non è sterile ma contiene una comunità diversificata e unica di batteri,
distinta da quella presente in altri siti del corpo.
Ad oggi, diversi risultati sembrano dimostrare la potenziale origine di una parte del
microbioma del tessuto mammario,

  1. mediante traslocazione dal tratto gastrointestinale, o da infezioni batteriche (febbre reumatica) da infezioni croniche delle vie aeree superiori.
  2. dalla alla pelle, attraverso gli orifizi capezzolari-areolari, o il contatto capezzolo-orale attraverso l’allattamento e / o il contatto sessuale.

Solo pochi studi hanno caratterizzato quali batteri sono presenti nel tessuto tumorale mammario e nel normale tessuto adiacente delle donne, trovando risultati contrastanti nel microbiota del tessuto mammario dei pazienti con e senza cancro.
Tuttavia, questi autori hanno trovato una maggiore abbondanza di Escherichia coli, nota per la sua attività di promozione del cancro, nelle donne con cancro rispetto ai controlli sani.
Il fluido aspirato dal capezzolo (una secrezione naturale prodotta dalle cellule epiteliali della mammella) raccolto da pazienti con carcinoma mammario ha un profilo di microbiota significativamente diverso rispetto a quello raccolto da volontari sani.
Insieme alla presenza di firme per batteri, parassiti e funghi, è stata confermata anche una sostanziale presenza di virus nel tessuto tumorale mammario e / o nel microambiente tumorale

In uno studio appena pubblicato, i ricercatori della Cleveland Clinic hanno scoperto per la prima volta che il tessuto mammario sano contiene più specie batteriche Methylobacterium,
e che i campioni di urina dei pazienti con tumore avevano aumentati livelli di batteri gram-positivi, inclusi Staphylococcus e Actinomyces. Ulteriori studi sono necessari per determinare il ruolo che questi organismi possono svolgere nel cancro al seno.(24)

Il dottor Gregor Reid, scienziato del Lawson Health Research Institute, e il suo dottorando
della Western University , Camilla Urbaniak, hanno precedentemente dimostrato che i batteri vivi sono presenti nei tessuti del seno delle donne sane. Ciò dimostra l’esistenza di un microbioma del tessuto mammario.
Le donne con carcinoma mammario presentavano livelli elevati sia di Escherichia coli (E. coli) sia di Staphylococcus epidermidis. Uno studio della NASA ha confermato i risultati della ricerca di Londra e ha ulteriormente identificato i batteri associati al cancro al seno. Urbaniak e Reid sono andati oltre dimostrando che questi batteri possono causare danni significativi, noti come rotture a doppio filamento, al DNA .
I tessuti prelevati dal seno di donne sane hanno mostrato alti livelli di Lactobacillus e Streptococcus, noti per promuovere la salute e mostrare caratteristiche che possono prevenire il cancro. Ad esempio, lo streptococco produce antiossidanti che possono aiutare a prevenire danni al DNA .(25)
Alcuni tipi di tumore della mammella si evidenziano ecograficamente e meglio con mammografia, come le calcificazioni.(26)
Ricercatori della Mayo Clinic di Rochester, diretti da John Lieske, assicurano di aver ‘catturato’ alcuni nanobatteri sottili sfere di 30-100 nanometri piu’ piccole anche dei virus che possono causare diverse malattie, tra cui tumori al seno stenosi della valvola aortica, l’aterosclerosi e i corpi di psammoma nel carcinoma ovarico, questi batteri hanno la capacità di depositare calcio di tessuti.

Le ricerche più recenti hanno individuato un fattore critico che spiega la capacità di recidiva, ossia la tendenza a ripetersi di determinate infiammazioni, non solo genitali, in verità, ma anche bronchiali, polmonari, tonsillari, gastrointestinali o prostatiche…e della mammella. Il segreto di questa vulnerabilità alle infezioni ricorrenti sta nei biofilm patogeni extra o intracellulari: si tratta di comunità di batteri diversi, e di funghi, racchiusi e protetti da una rete di proteine e zuccheri prodotta da loro stessi, che si radicano nei tessuti già dopo una prima infezione. Questa rete protettiva rende i batteri quasi inattaccabili dagli antibiotici, ma anche dalle nostre stesse difese immunitarie: è come avere dei veri e propri terroristi in casa. I batteri se ne stanno lì, in agguato, in uno stato sospeso, pronti a rivirulentarsi non appena le difese immunitarie si abbassano e/o si accentuano i fattori predisponenti o precipitanti.
L’infezione cronica da biofilm nelle protesi mammarie è associata ad un aumento dell’infiltrato linfocitario a cellule T: implicazioni per il linfoma associato a protesi mammarie.(27)

Batteri e biofilm batterici sono evidenti in ferite maligne associate a tumori al seno.(28)

biofilm

Antibiotici potrebbero sconfiggere tumori

Tutto è avvenuto per caso, quando il padre Michael, ricercatore insieme a sua moglie di cure
contro il cancro presso l’Università di Manchester insieme alla moglie, ha chiesto a sua figlia,
un po’ per gioco, come avrebbe curato i malati di tumore.
La bimba, senza pensarci su due volte ha detto:
“Li curerei con gli antibiotici, proprio come quando ho un mal di gola”.
Sorpresi e incuriositi dalla risposta di Camilla, padre e madre si sono messi a testare la sua
teoria e, incredibilmente, alcune delle cellule tumorali più pericolose sono state uccise da
alcuni antibiotici, ampiamente utilizzati sul mercato.
Ci sono moltissime, ulteriori ricerche da effettuare prima di poter essere certi degli effetti
curativi degli antibiotici sul cancro: sarebbe un modo economico per prevenire una malattia
considerata come vera e propria ‘piaga’ dei tempi moderni.

Anche gli antibiotici potrebbero entrare nelle fila dell’esercito di farmaci anticancro: lo
suggerisce uno studio preliminare pubblicato sulla rivista Oncotarget e condotto su cellule di
vari tumori (da seno a polmoni a prostata, etc) in provetta, tra cui anche il temutissimo
glioblastoma che colpisce il cervello. La ricerca, racconta il quotidiano Mirror, ha preso le
mosse su suggerimento di una bambina, la figlia dell’oncologo a capo del lavoro, Michael
Lisanti direttore della unità “Breakthrough Breast Cancer” dell’Università di Manchester. I
ricercatori hanno così deciso di testare in laboratorio su diverse linee di cellule tumorali 5

antibiotici già in uso per diverse malattie. Quattro di essi sono risultati in grado di uccidere le
cellule tumorali, in particolare le staminali del cancro, ovvero la fucina da cui origina e si
rigenera il tumore. Tra gli antibiotici testati la Doxiciclina, che addirittura si è rivelata efficace
contro cellule del glioblastoma, il tumore al cervello più temuto.
L’antibiotico doxiciclina ha un effetto antitumorale nel trattamento del cancro al seno, questo
è quanto hanno scoperto i ricercatori italiani Antonio Giuseppe Naccarato, del dipartimento
di Ricerca traslazionale e delle nuove tecnologie in medicina e chirurgia dell’Università di
Pisa, e Cristian Scatena, anatomopatologo e allievo della Scuola di dottorato in Scienze
cliniche e traslazionali dell’Ateneo pisano, con la collaborazione degli scienziati della
University of Salford di Manchester, in Gran Bretagna, il Centro Senologico dell’Aoup e la
Fondazione pisana per la scienza onlus. Ma come è possibile?
Gli esperti ci spiegano che “antibiotici, oltre a uccidere i batteri, hanno un effetto distruttivo
anche sui mitocondri, le “centrali elettriche” delle cellule, di cui sono molto ricche le cellule
staminali neoplastiche, responsabili dell’origine del tumore e delle recidive locali, della
resistenza alle terapie e delle temute metastasi a distanza.

Dieta come ponte tra microbi e cancro

Mentre ci sono innumerevoli interventi terapeutici sul cancro disponibili fino ad oggi, una delle strategie di intervento chiave ancora da chiarire è il ruolo della dieta nello sviluppo e nella prevenzione delle malattie, nonché il ruolo della dieta nella regolazione del microbioma umano.
Un’importante serie di studi ha dimostrato che i nutrienti chiave presenti nella frutta e nella verdura non riducono il rischio di cancro quando assunti come integratori Poiché il microbiota intestinale svolge chiaramente un ruolo importante nell’infiammazione e nella prevenzione del cancro, l’introduzione di un numero diversificato di batteri vivi e lieviti benefici attraverso i probiotici è un’opzione che non è risultata promettente: ancora molto da fare nella ricerca clinica per migliorare la nostra comprensione dell’efficacia dei probiotici.
Numerosi studi hanno anche associato una dieta ricca di carne rossa, che se consumata più di due volte a settimana può aumentare il rischio di tumori gastrointestinali, pancreatici e prostatici, nei miei studi una dieta proteica a base di carne rossa bianca pesce poche verdure crude, ha beneficiato i sintomi e i segni della mastopatia fibrocistica e contribuito ad abbassare il valore del marcatore tumorale Ca 15-3 che può essere alto in alcuni casi di tumore al seno.(29)
Mentre sono stati completati numerosi studi fantastici che collegano la dieta ai microbi,
all’infiammazione e ai loro tumori associati, è importante distinguerli da diverse teorie popolari, spesso citate in discussione con pazienti e ricercatori. Molti di questi fattori dietetici hanno scarse o nessuna evidenza scientifica a supporto del loro ruolo nella promozione o nella prevenzione delle malattie e sono un’eccessiva estrapolazione di risultati scientifici Un nuovo termine interessante negli ultimi anni coniato “superfood” è stato usato per descrivere alimenti con apparenti benefici per la salute e viene spesso applicato ad altri alimenti tra cui mirtilli, broccoli, lamponi e tè verde. Mentre il tono di vendita di questo termine ha suggerito che questi alimenti possono prevenire le malattie, incluso il cancro, è semplicemente uno strumento di marketing con pochissime basi scientifiche a sostegno di queste affermazioni; il marketing distorce i risultati scientifici, oltre a generalizzare e ignorare selettivamente i dati negativi.

IL MIO MESSAGGIO

Il cancro rimane uno dei gruppi di malattie più diffusi nel mondo sviluppato ed è una delle principali cause di morte in tutto il mondo. Sebbene sia stato scoperto molto sulla carcinogenesi e sul ruolo che il danno al DNA, i fattori di crescita e l’infiammazione svolgono sia nello sviluppo del cancro che nella progressione, siamo riusciti solo attraverso la punta dell’iceberg a comprendere il ruolo dei microbi nel mantenere salute e alterare l’ambiente ospite per la promozione di infiammazione e cancro. Qui ho messo in evidenza gli studi importanti che hanno fatto progredire la nostra comprensione del ruolo dei microbi, ben oltre il sistema gastrointestinale. Questi studi dimostrano un ruolo per i microbi in quasi tutti i tumori inclusi seno colon, pancreas, gastrico e persino prostata. Resta indispensabile identificare i microbi coinvolti nel mantenimento della salute, quindi possiamo promuovere la loro crescita e impedire che le persone identificate siano coinvolte nello sviluppo della malattia e nel fallimento del trattamento. Man mano che le tecnologie (in particolare il sequenziamento ad alto rendimento) continuano a evolversi, prevedo che i dati che associano i microbi al cancro continueranno ad aumentare e stimoleranno ulteriori ricerche e studi clinici.
In che modo la nostra comprensione di microbi, infiammazione e cancro può portare a
risultati migliori per i pazienti?
Promuovere uno stile di vita che possa avere un impatto diretto a lungo termine sul rischio di cancro attraverso percorsi metabolici definiti che coinvolgono i microbi.
L’utilizzo della dieta chetogenica per trattare i tumori parte dalle osservazioni del fisiologo
Otto Warburg, premio Nobel per la Medicina nel 1931, il quale scoprì che le cellule tumorali hanno un utilizzo predominante della “glicolisi anaerobia” (effetto Warburg) e cioè sono in grado di utilizzare lo zucchero (glucosio) presente nel sangue, senza passare attraverso l’ossidazione, sia in presenza sia in assenza di ossigeno. Questa caratteristica ha chiarito che le cellule cancerogene hanno una grande necessità di zucchero per duplicarsi rapidamente, quindi, occorre ridurre la quantità di zucchero disponibile, in un certo senso le si “affama” rendendo più complessa e lenta la loro duplicazione.
La novità messa in rilievo da Valter Longo, ricercatore presso la University of Southern
California di Los Angeles, è che il digiuno potrebbe aumentare l’efficacia della chemioterapia nella persone affette da tumore.
La dieta chetogenica, riduce drasticamente l’apporto di carboidrati assunti dal paziente,
inibisce l’utilizzo del glucosio nelle cellule tumorali e diventa quindi uno strumento terapeutico: la dieta come una vera e propria “metabolic cancer therapy”.

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