MASTOPATIA FIBROCISTICA E BATTERI

Batteri nei dotti mammari e mastopatia fibrocistica

La mastopatia fibrocistica è una condizione patologica della mammella riscontrabile in circa il 70% della popolazione femminile dei paesi occidentali. Essa è associata ad un incrementato rischio di sviluppare un cancro mammario. Essa rappresenta un quadro infiammatorio che non è da considerarsi distinto, bensì formato da diversi aspetti isto-morfologici all’interno della stessa struttura ghiandolare: i seni sono dolorosi, con caratteristiche isto-patologiche definite dalla comparsa di un tessuto fibroso e granuloso. La mastopatia fibrocistica è anche detta displasia mammaria benigna ed è una patologia caratterizzata da iperplasia-fibrosi dello stroma e dalla proliferazione e dilatazione dei dotti e dei lobuli mammari, con la conseguente formazione di micronoduli e piccole cisti sierose (da 1 a 20 mm). Queste strutture sono sacche ripiene di liquido, di norma lisce, con i bordi definiti, compatte e mobili. La quantità di liquido contenuto nelle cisti condiziona la loro consistenza all’esame obiettivo: una modesta presenza di liquido determina una consistenza molle; le cisti con pareti in tensione per la pressione di un abbondante liquido interno hanno, invece, una consistenza teso-elastica, che può in alcuni casi simulare la presenza di un nodulo solido neoplastico. Le cisti di piccole dimensioni sono spesso così frequenti da non rappresentare alcuna importanza patologica, mentre altre possono raggiungere dimensioni tali, tanto da essere significative. La formazione di una macrocisti (da 1 a 5 cm) può anche essere notevolmente rapida, con formazione di noduli di parecchi centimetri nell’arco di pochi giorni. Queste alterazioni possono presentarsi in modo isolato, o variamente associate. Se la patologia è bilaterale solitamente interessa tutto il tessuto mammario, se è monolaterale, invece, interessa l’area supero-esterna. La causa delle modificazioni fibrocistiche è dovuta al modo in cui il tessuto mammario risponde mensilmente ai cambiamenti nei livelli di estrogeni e progesterone, ormoni prodotti dalle ovaie durante gli anni fertili della donna. La stimolazione del tessuto mammario fa sì che i vasi sanguigni si dilatino, le ghiandole ed i dotti mammari si ingrossino con conseguente ritenzione di liquido, gonfiore, edema e talvolta dolore nella mammella.
L’ etiopatogenesi è  una displasia da alterazione del microbioma dei dotti mammari:

Recenti ricerche mostrano una correlazione tra il microbioma della paziente e mastopatia fibrocistica , nello sviluppo e nel mantenimento dell’infiammazione, del metabolismo degli estrogeni e delle alterazioni epigenetiche come un nuovo fattore di rischio

Microbioma mammario

Si credeva che il tessuto mammario fosse sterile, ma ora è noto che il tessuto mammario ha il suo microbioma specifico, che è diverso da quelli di altri tessuti come l’intestino 

I servizi di sequenziamento di nuova generazione hanno aperto la strada alla ricerca della composizione del microbioma del seno

 Il microbioma mammario può essere alterato attraverso diverse vie durante l’allattamento al seno dalla pelle attraverso il capezzolo-areolare per contatto capezzolo-bocca, rapporti sessuali o anche attraverso la traslocazione batterica dall’intestino

La disbiosi locale è osservata nel tessuto Con mastopatia rispetto al tessuto senza mastopatia

 Da un punto di vista Anatomio Patologico queste lesioni benigne si distinguono in

•Micronodulare

•Micro-macronodulare 

•Cisti gigante ( solitaria – multipla )

Da un punto di vista istologico si distingue

• fibrosi stromale densa 

•adenosi

•iperplasia epiteliale

•metaplasia epiteliale

•iperplasia duttale 

La mastopatia fibrocistica può provocare  ipersensibilità, sensazione di pesantezza e fastidio o nessun sintomo. Dopo la fine della mestruazione, il gonfiore diminuisce diminuendo lo stimolo ormonale da parte dell’ovaio e le mammelle sono meno tese e nodulari. Dopo la menopausa questa condizione cistica diventa meno apparente e spesso scompare. Numerosi studi hanno dimostrato che la mastopatia fibrocistica può essere una condizione patologica e può  rappresentare una situazione pre-neoplastica. Una sola condizione determina un rischio moderatamente aumentato di sviluppo di carcinoma mammario: la presenza di iperplasia epiteliale, caratterizzata istologicamente da un aumento numerico degli strati di cellule epiteliali mammarie, al di sopra della membrana basale. Per questo è opportuno un monitoraggio clinico (ed eventualmente radiologico, ecografico e mammografico) della mammella, per segnalare variazioni rispetto al quadro abituale. 

La maggior parte delle donne ritengono che la mastopatia fibrocistica è  una condizione normale e inevitabile e si adattano ai sintomi che essa comporta. Alcune donne possono avvertire un seno pieno e gonfio,  un dolore alla compressione  ai quadranti supero esterni di una o di entrambe le mammelle, con dolore o fastidio anche sotto le braccia. Possono ricorrere in alcuni casi secrezioni chiare dal capezzolo o sensazione di stilettate che dal capezzolo si espandono nel tessuto mammario. Talvolta è reperibile alla palpazione  un nodulo o più noduli che diventano più grandi prima del ciclo mestruale per restringersi in seguito. Questi noduli compaiono spesso dall’oggi al domani, soprattutto in concomitanza con un ritardo mestruale anche di pochi giorni e con variazioni  e disfunzioni ormonali. La loro scoperta mette indubbiamente in allarme la donna che si rivolge al medico o al ginecologo di fiducia. La prima diagnosi viene fatta dal ginecologo attraverso la palpazione del seno, a cui fa seguito, per una diagnosi definitiva, un’ecografia mammaria.

L’atteggiamento del  medico è quello di consigliare a chi ne è affetto di sottoporsi a controlli periodici  a scopo preventivo.  I controlli periodici  possono comportare  uno stato di ansia e preoccupazione  o uno stato di  accettazione e adattamento.  Tenere sotto controllo periodicamente  una patologia  è estenuante e certo non risolutiva, occorre individuare ed eliminare la causa della mastopatia fibrocistica. Si sostiene che la mastopatia  è  una displasia del tessuto mammario. Per displasia si intende l’anormale sviluppo cellulare di un organo o tessuto, consistente generalmente in una perdita dei meccanismi di controllo con sostituzione delle cellule mature con cellule immature. Può essere una condizione che predispone al processo neoplastico.  

Il tessuto displastico presenta cambiamenti nella velocità di riproduzione dei suoi elementi cellulari, la quale sfugge a sistemi di controllo. Non si tratta di cellule tumorali,  ma di cellule che hanno subito un cambiamento.

Il processo displastico può essere reversibile; le cellule displastiche possono tornare alla loro condizione di cellule normali, mentre una cellula tumorale trasformata non può farlo più; si dice infatti che essa è ormai una cellula “iniziata” che attende soltanto un agente promovente o co-cancerogeno per la comparsa della malattia neoplastica vera e propria.

I processi flogistici cronici sono provocati da agenti batterici e possono provocare più o meno spiccate alterazioni delle cellule epiteliali,

Dal punto di vista citodiagnostico il ruolo delle infiammazioni acute riveste un interesse molto minore rispetto a quelle dei processi flogistici cronici riproduttivi, nei quali più facilmente si verificano fenomeni proliferativi cellulari. Ciò consegue probabilmente alla complessità delle alterazioni infiammatorie croniche, legata all’intricato sovrapporsi dei diversi fattori che stimolano l’accrescimento epiteliale, la produzione di fenomeni di desmoplasia e le risposte immunitarie dell’organismo ospite.

I ricercatori del Johns Hopkins Kimmel Cancer Center hanno scoperto che un batterio comunemente associato allo sviluppo di colite e cancro al colon, bacteroides fragilis, è presente nel seno delle donne affette da tumore alla mammella.


Dallo studio è emerso anche che la colonizzazione della ghiandola mammaria e dell’intestino da parte di questo microorganismo che secerne la tossina B. fragilis (BFT), induce rapidamente iperplasia epiteliale nella ghiandola mammaria nei topi. Il lavoro è stato pubblicato dalla rivista Cancer Discovery.

microbio intestinale può promuovere il cancro al seno

I ricercatori hanno prima di tutto eseguito una meta-analisi dei dati clinici esaminando studi pubblicati che confrontano la composizione microbica tra tumori mammari benigni e maligni e fluidi aspirati dal capezzolo di donne sopravvissute al cancro al seno e volontarie sane. B. fragilis è stato rilevato in tutti i campioni di tessuto mammario e nei fluidi del capezzolo delle sopravvissute al cancro.

Gli scienziati hanno quindi somministrato i batteri per via orale a un gruppo di topi. Bacteroides fragilis colonizza prima di tutto l’intestino. Nelle tre settimane successive il tessuto mammario degli animali presentava cambiamenti osservabili solitamente nell’iperplasia duttale, una condizione precancerosa. 

In ulteriori test, i ricercatori hanno scoperto che i sintomi simili all’iperplasia apparivano anche entro due o tre settimane dall’iniezione di batteri direttamente al livello dei capezzoli dei topi e che le cellule esposte alla tossina mostravano una progressione tumorale più rapida e sviluppavano tumori più aggressivi rispetto alle cellule non esposte alla tossina.

Le cellule del seno esposte alla tossina per 72 ore hanno conservato un ricordo della tossina e sono state in grado di iniziare lo sviluppo del cancro e formare lesioni metastatiche in diversi modelli murini.


Sono necessari ulteriori studi per chiarire come il batterio si muove in tutto il corpo e se altri microbi hanno un’attività cancerogena per il tessuto mammario.

I ricercatori hanno iniziato a cercare cambiamenti del microbioma tra i pazienti con cancro al seno per vedere come questo influisce sulla progressione del tumore e sulla risposta alla terapia. Nel frattempo, come ricorda Dipali Sharma, autore senior dello studio, “dovremmo assolutamente cercare di mantenere un microbioma sano, quindi seguire una dieta sana, fare esercizio e mantenere il corretto indice di massa corporea”(2)

Un microbo trovato nel colon può svolgere un ruolo nello sviluppo di alcuni tumori al seno. 
Credito: Adobe Stock

1- Hieken TJ, Chen J, Hoskin TL, Walther-Antonio M, Johnson S, Ramaker S, et al. . Il microbioma del tessuto mammario umano raccolto in modo asettico nella malattia benigna e maligna . Sci Rep . (2016) 6:30751. 10.1038/srep30751 [ articolo gratuito PMC ][ PubMed ] [ CrossRef ] [ Google Scholar ]

2-Sheetal Parida, Shaoguang Wu, Sumit Siddharth, Guannan Wang, Nethaji Muniraj, Arumugam Nagalingam, Christina Hum, Panagiotis Mistriotis, Haiping Hao, C. Conover Talbot, Konstantinos Konstantopoulos, Kathleen L. Gabrielson, Cynthia L. Sears. Un microbo pro-cancerogeno del colon promuove la tumorigenesi mammaria e la progressione metastatica e contemporaneamente attiva gli assi Notch e βcatenina . Scoperta del cancro , 2021; CD-20-0537 DOI: 10.1158/2159-8290.CD-20-0537