MAL DI SCHIENA

Cara Daniela, dopo della mia visita da te, mio marito ha preso la amoxicilina, antibiotico, per 6 giorni, e sono spariti mal di schiena e cervicali, adesso sta bene, oggi doveva fare salasso, per valori sangue sempre alti, il ematocrito va sempre in alto, invece questa volta erano tutti a posto, e non lo ha fatto!. era suceso un altra volta quando aveva presso i antibiotici per Helicobactero, ho voluto farti sapere.

Per liberarsi da un debilitante mal di schiena si potrebbe dire addio agli antidolorifici e alla prospettiva di un intervento chirurgico, potrebbe bastare un semplice antibiotico. La scoperta ha quasi un sapore rivoluzionario ed è stata descritta sul European Spine Journal. Ricercatori dell’Università della Danimarca del Sud e dell’Università di Birmingham hanno pubblicato due studi che mostrerebbero come circa la metà dei casi di dolore cronico alla schiena sarebbe provocata da un batterio e sarebbe quindi curabile con un farmaco antimicrobico. Si tratterebbe nello specifico del Propionibacterium acne, microrganismo coinvolto nello sviluppo dell’acne, presente anche in prossimità delle radici dei capelli e a livello gengivale. Da qui il batterio, attraverso microlesioni, può passare nel sangue e arrivare fino a un disco vertebrale deteriorato, provocando infiammazione e danneggiando anche le vertebre circostanti. Tra i 61 pazienti con dolore cronico alla schiena e trattati per l’ernia del disco considerati dai ricercatori, la metà è risultata positiva all’infezione batterica accertata grazie all’analisi di piccole porzioni di tessuto prelevate. “Se prima i mal di schiena imputabili a infezioni erano considerati eccezioni – puntualizza Hanne Albert, ricercatrice danese e autrice dello studio – la nostra ricerca mostra che in realtà il fenomeno non è così raro”.
Si parla di un 40 per cento di casi di dolore alla schiena collegabile al Propionibacterium, casi che sarebbero anche associati allo sviluppo di edema osseo, un gonfiore, rilevabile tramite risonanza magnetica, a livello delle vertebre adiacenti al disco infetto. Ma se la causa del dolore è un batterio, allora una cura che elimina il microrganismo potrebbe risolvere il disturbo. Per testare questa ipotesi, Albert e colleghi hanno condotto uno studio su oltre 160 pazienti che soffrivano di questa patologia da oltre sei mesi. Metà di loro è stata messa in terapia con l’antibiotico amoxicilina + acido clavulanico per 100 giorni, mentre agli altri è stato somministrato solo un placebo. “L’80% di chi aveva assunto l’antimicrobico riportava meno dolore e un netto miglioramento delle sue condizioni, cosa che non avveniva nei pazienti usati come controllo”, prosegue l’esperta. Per citare qualche dato, un anno dopo la sperimentazione, chi era stato curato con l’antibiotico riferiva 64 ore di dolore patite nel mese precedente contro le 200 ore segnalate dal gruppo placebo, mentre i giorni lavorativi persi dai due gruppi, a causa della patologia lombare, erano rispettivamente 19 e 45. Per i ricercatori questa scoperta potrebbe rivoluzionare il modo di gestire il mal di schiena cronico, proprio come 30 anni fa le ricerche sull’Helicobacter pilori cambiarono l’approccio terapeutico per gastriti e ulcere gastriche.
È troppo presto però per cantare vittoria, altri studi, più estesi e approfonditi, saranno necessari per confermare i dati del team di Albert. Oggi, chi soffre di mal di schiena cronico generalmente legato all’ernia del disco, una sporgenza del cuscinetto di tessuto compreso tra due vertebre che va a comprimere dolorosamente i nervi vicini, può affidarsi ad antinfiammatori, fisioterapia, sedute osteopatiche e, nei casi più seri, a interventi chirurgici.
Tutti trattamenti però non sempre risolutivi. Una terapia antibiotica sarebbe, se i dati degli studi fossero confermati, più semplice e meno costosa, ma adatta solo a chi ha un mal di schiena originato da un’infezione batterica chiaramente accertata. Per questo una collaborazione tra medici e microbiologi potrebbe aiutare a sviluppare test diagnostici adatti per scegliere meglio la terapia più adeguata a ogni paziente.