Dieta pocalorica migliora impatto della chemioterapia. Lo studio dell’Istituto nazionale tumori 

CLINICA

ott22020

Tumore seno, dieta ipocalorica migliora impatto della chemioterapia. Lo studio dell’Istituto nazionale tumori 

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Tumore seno, dieta ipocalorica migliora impatto della chemioterapia. Lo studio dell’Istituto nazionale tumori

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20-07-2020 | Tumore al seno: l’efficacia della chemioterapia dipende dal pesoLa dieta mediterranea con restrizione calorica di glucidi e proteine, utilizzata in modo ciclico come un farmaco, da sola o in associazione all’antidiabetico metformina, potrebbe migliorare l’impatto della chemioterapia nelle donne con tumore del seno triplo negativo: è l’ipotesi che vuole dimostrare lo studio BREAKFAST, che ha preso il via a maggio all’Istituto nazionale dei tumori di Milano (Int). Obiettivo principale è aumentare la percentuale di eradicazione del tumore nella mammella e nei linfonodi dal 45% – dato storico di letteratura con la sola chemioterapia – al 65% grazie agli approcci sperimentali proposti. «È una meta ambiziosa, ma i dati preclinici sono così forti da indicarci che questa potrebbe essere una strada rivoluzionaria», hanno affermato ieri i ricercatori durante una conferenza stampa online alla presenza del direttore scientifico dell’Int, Giovanni Apolone

Lo studio è rivolto a donne tra i 18 e i 75 anni (90 quelle coinvolte) che hanno avuto una diagnosi di tumore del seno triplo negativo – il più aggressivo tra le forme di cancro della mammella – senza metastasi, che dovranno sottoporsi all’intervento chirurgico. Scopo della ricerca è dimostrare l’efficacia della dieta mima-digiuno ciclica: ortaggi della dieta mediterranea, frutta secca che garantisce un mix calibrato di vitamine e sali minerali, grassi buoni, niente proteine e soprattutto pochissimi zuccheri, nessuna aggiunta di integratori. La dieta sperimentale è costituita da cibi freschi a basso contenuto di carboidrati e di proteine, con un apporto calorico pari a circa 1800 Kcal suddivise in cinque giorni. Viene ripetuta ogni 21 giorni per otto cicli, in parallelo alla chemioterapia. Gli alimenti indicati sono prevalentemente verdure – insalata, zucchine e verdure a foglia verde – olio di oliva e frutta secca. Non ci sono invece carote, zucca o patate a causa del maggiore contenuto in carboidrati. No alle proteine di ogni genere. 
Un braccio dello studio BREAKFAST prevede la somministrazione della metformina, un farmaco antidiabetico ben noto. La possibile combinazione tra dieta ipoglicemizzante e il farmaco antidiabetico si basa su dati sperimentali che emergono dai laboratori di ricerca di Ifom (Istituto Firc di oncologia molecolare) e di Ieo (Istituto europeo di oncologia) che dimostrano i meccanismi molecolari alla base della glucosio-dipendenza dei tumori e l’efficacia dell’abbinamento della metformina a una restrizione calorica. «Una possibile attività antitumorale della metformina è nota da tempo, probabilmente dovuta alla sua capacità di ridurre i livelli ematici di alcuni ormoni che favoriscono la crescita tumorale», ha precisato Saverio Minucci, direttore del programma “Nuovi Farmaci” dell’Istituto europeo di oncologia e professore ordinario all’Università degli Studi di Milano. «La dieta che stiamo utilizzando è una terapia sperimentale che nasce dalla combinazione di studi preclinici e clinici sul metabolismo tumorale a livello preclinico, e dalla tradizione del nostro Istituto a considerare gli approcci nutrizionali come potenzialmente terapeutici – ha spiegato il professor Filippo de Braud, direttore del Dipartimento e della Divisione di oncologia medica ed ematologia Int-. La stiamo già impiegando da tempo nell’ambito delle nostre ricerche, con obiettivi diversi».

«Lo studio vuole aumentare la capacità della chemioterapia di indurre risposte patologiche complete, cioè l’assenza di tumore invasivo sia a livello mammario, sia a livello dei linfonodi asportati durante l’intervento chirurgico, producendo dunque l’azzeramento delle cellule tumorali vitali, aspetto che si associa a una significativamente più elevata probabilità di guarigione definitiva del paziente dal tumore», ha aggiunto Claudio Vernieri, medico oncologo della Breast Unit del Dipartimento di oncologia medica ed ematologia diretta dal professor de Braud e Group Leader del programma “Riprogrammazione metabolica nei tumori solidi” in Ifom. Uno dei punti di forza dello studio è la stretta sinergia tra ricerca clinica e ricerca di laboratorio all’avanguardia. «La validità dei presupposti di BREAKFAST trova conferma dai dati che emergono dai nostri laboratori in cui da dieci anni studiamo le connessioni fra metabolismo cellulare e risposta agli agenti chemioterapici», ha infine commentato Marco Foiani, direttore scientifico dell’Ifom, responsabile del programma “Integrità del genoma” presso lo stesso istituto e professore ordinario all’Università degli Studi di Milano. Presente anche Federico Caligaris Cappio, direttore scientifico di Fondazione Airc per la ricerca sul cancro, che sostiene il progetto: «Grazie ai costanti progressi della ricerca, oggi le donne colpite da tumore al seno possono contare su diagnosi sempre più precoci, accurate e accessibili e a trattamenti più mirati, efficaci e tollerabili. Molte pazienti, tuttavia, aspettano risposte specifiche per le forme più aggressive, che non rispondono alle terapie oggi disponibili, come accade per il tumore al seno triplo negativo, oggetto dello studio BREAKFAST».
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